Mia madre è un fiume: i Premi del 2011

Mia madre è un fiume: i Premi del 2011

12/09/11

Sabato al Festivaletteratura di Mantova: tre incontri

Il terzo incontro è stato sorprendente: Chiara Valerio e Donatella Di Pietrantonio  alle prese con la lettura vintage di Signora Ava. Ho letto i libri di entrambe, non le avevo mai ascoltate. Non ho ancora finito di leggere Signora Ava, conoscevo Jovine per Le Terre del Sacramento che mi aveva morbosamente attratto al liceo. Mi aspettavo quattro chiacchiere tranquille e forse pure noiose,  intessute di riflessioni sul periodo storico e sull’importanza del testo. Ne sono uscita divertita dopo un’ora che è letteralmente volata. Bella la contrapposizione tra la pacata ma puntuale Di Pietrantonio, che dal testo di Jovine lancia rimandi a Fontamara e a Verga, e la passione quasi nervosa ma irresistibile e non trattenuta di Chiara Valerio che sottolinea gli aspetti comici del romanzo. “Non l’avevo ancora letto e mi aspettavo il solito libro sul Risorgimento” – ha esordito – “mi ha invece divertita moltissimo” ha ripetuto più volte. Ci ha regalato una lettura del brano della purga a Don Matteo che ha scatenato l’ilarità sotto il tendone e ha lanciato pure lei i suoi ami: a Stevenson, a Virginia Woolf, a Benedetto Croce e alle scelte che portano ad ignorare un testo nelle scuole per la “pericolosità” del suo contenuto. La rivoluzione che non si può fare per gli altri, lo scrittore che può solo dare un nome alle cose sperando che i lettori lo utilizzino, l’ignoranza (e qui sono tornata ad uno dei temi del primo incontro) che impedisce al cafone il riscatto dalla propria condizione: sono solo alcuni degli spunti che l’evento ha fornito. “Ci sono ancora i cafoni?” ha chiesto una signora a Donatella Di Pietrantonio. L’autrice ha raccontato di un suo recente incontro con due conterranei per i quali recarsi in ospedale è un compito al di là delle loro forze: sono analfabeti, parlano solo dialetto, dicono che non saprebbero come orientarsi. Siamo nel 2011, parliamo di digital divide e ci dimentichiamo che esistono ancora situazioni di questo tipo. Non sono tanto rare, sapete. Due anni fa è capitato anche a me, qui nel profondo evolutissimo nord. Ero stupefatta: quarantacinque anni, analfabeta, famiglia a carico, disoccupato. La sua storia non ve la so raccontare. Cosa questa incapacità comporti per lui invece sì: è completamente tagliato fuori dal mondo del lavoro, non solo dal mondo dell’informazione. Tanto vintage, Signora Ava non è.


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Nel nome della madre: articolo del Corriere della Sera